Dr. F. Giubbolini psicoterapeuta a Siena • 13 ottobre 2018
Modelli diversi di relazione medico - paziente
Il rapporto medico-paziente
ha diversi potenziali modelli, spesso dipendenti dalla personalità, dalle attese e dalle esigenze sia dell'uno sia dell'altro.
Spesso né il medico né il paziente sono del tutto consapevoli della scelta di un modello oppure di un altro. I
l fatto che la personalità, le attese e le esigenze del medico e del paziente siano largamente inespresse e possano essere differenti può determinare fraintendimenti nella comunicazione e insoddisfazione per entrambi.
Il medico deve essere consapevole di quale modello sia in attivo in quel particolare paziente e deve essere in grado di cambiare modello, a seconda delle particolari esigenze di quello specifico individuo e delle necessità del trattamento nella specifica situazione clinica.
I modelli di rapporto medico-paziente sono quello attivo-passivo, quello docente-studente (o genitore-figlio, guida-cooperazione), quello di partecipazione reciproca e quello amichevole (o socialmente intimo)
.
Il modello attivo passivo
implica la completa passività del paziente e l'assunzione del controllo da parte del medico. In questo caso il soggetto non assume praticamente alcuna responsabilità riguardo alla propria assistenza e non prende parte attiva al trattamento.
Nel modello docente-studente
viene dato rilievo alla posizione dominante del medico. Il medico ha un ruolo paternalistico ed esercita un controllo sul paziente: il ruolo di quest'ultimo è essenzialmente di dipendenza e di accettazione.
Il modello di partecipazione reciproca
implica un rapporto di parità tra medico e paziente; entrambi i partecipanti hanno necessità dello stimolo reciproco e dipendono da esso. La necessità di instaurare un rapporto medico-paziente basato sul modello di attiva partecipazione reciproca è particolarmente evidente nel trattamento di malattie croniche ma è anche il modello da perseguire nell'ambito del rapporto di psicoterapia
.
Il modello amichevole
nel rapporto medico-paziente viene generalmente considerato disfunzionale, se non addirittura al di fuori dell'etica professionale. Nella maggior parte dei casi è indice di un problema psicologico primario, di base, del medico, che può avere una necessità emotiva di trasformare il trattamento del soggetto in una relazione di scambio reciproco di informazioni personali e di affetto. Questo modello spesso comporta il protrarsi indeterminato nel tempo del rapporto, più che un'adeguata conclusione, e una confusione dei limiti tra rapporto professionale e rapporto di intimità.
Per acquisire un'adeguata consapevolezza nel rapporto tra medico e paziente è necessaria una costante valutazione.
Più il medico conosce se stesso più sarà sicuro di ciò che prova e capace di modificare gli atteggiamenti distruttivi.
Occorre che instauri un rapporto empatico con i pazienti, ma non fino al punto di assumerne gli oneri o di immaginare irrazionalmente di essere il solo a poterli salvare.
Dovrebbe saper dimenticare i problemi dei suoi pazienti quando è fuori dal proprio studio e non usarli come surrogati di un'intimità o di una relazione che possono mancare nella sua vita personale.
Altrimenti, incontrerà difficoltà nei suoi tentativi di aiutare gli ammalati, che hanno bisogno di simpatia e comprensione, ma non di sentimentalismo ed eccessivo coinvolgimento emotivo.
Il medico tende a mettere in atto alcuni meccanismi di difesa, in parte per buone ragioni, dal momento che molti medici hanno subito significativi danni per non avere soddisfatto le aspettative di alcuni pazienti. Di conseguenza, il medico può arrivare ad assumere un atteggiamento difensivo
nei confronti di tutti i pazienti.
Sebbene tale intransigenza possa creare un'immagine di eccessiva meticolosità ed efficienza, spesso è inappropriata. Una maggiore flessibilità porta a una maggiore disponibilità nel delicato rapporto tra le due persone. Inoltre implica una certa capacità di tolleranza nei confronti delle incognite presenti in ogni situazione clinica con qualsiasi tipo di paziente.
Il medico deve imparare ad accettare il fatto che, per quanto desideri mantenere il controllo su ogni aspetto del trattamento di un paziente, ciò non può mai realizzarsi completamente. In alcune situazioni non è possibile controllare la malattia e non si può evitare una evoluzione infausta della condizione morbosa, indipendentemente da quanto il medico sia scrupoloso, competente o sollecito.
Infine i medici non devono evitare i problemi che trovano difficili da affrontare a causa della loro sensibilità, dei loro pregiudizi o della loro storia personale, quando questi problemi sono importanti per il paziente.