I disturbi d'ansia sono condizioni di sofferenza e di alterato funzionamento psichico che non hanno origine in una alterazione anatomica del sistema nervoso.

Esse si esprimono con una molteplicità di sintomi  ma sono sempre, sostanzialmente, esempi di reazioni emotive incontrollate, eccessive e anomale. In tali reazioni il paziente non è più in grado di controllare i propri sentimenti, ma è da questi dominato. Alla base dell'instaurarsi di un disturbo di questo tipo vi sono motivi variabili e molteplici, tutti peraltro riconducibili all'esistenza di conflitti (talora inconsci, o die quali si ha completa o parziale conspevolezza) esistenti all'interno della persona malata, oppure fra questa e il suo ambiente.

Disturbi d'ansia e "nevrosi" sono termini di uguale significato, perché i disturbi d'ansia comprendono la maggior parte delle sindromi definite nei decenni scorsi nevrotiche. Dagli anni Settanta il termine nevrosi nonè più usato nei sistemi di classificazione delle malattie psichiatriche: al suo posto è preferito il termine "disturbi"; tutti i quadri morbosi che in passato erano compresi nella categoria delle nevrosi sono stati così suddivisi in: disturbi d'ansia, disturbi dell'umore, disturbi somatoformi, disturbi ossessivi ecc.

Poiché tuttavia è a vantaggio di ciascuno rispondere con ansia in certe situazioni minacciose, si può parlare di ansia normale in contrasto con un'ansia anormale o patologica. Ad esempio, l'ansia è normale per il bambino che subisce la minaccia di una separazione dai genitori, per i bambini al loro primo giorno di scuola, per gli adolescenti al loro primo appuntamento, per gli adulti allorché contemplano la vecchiaia e la morte e per chiunque si trovi ad affrontare una malattia.

L'ansia si accompagna normalmente alla crescita, al cambiamento, all'esperienza di qualcosa di nuovo e di mai provato, alla ricerca della propria identità e scopo nella vita. Al contrario l'ansia patologica è una risposta inappropriata a un determinato stimolo in virtù o della sua intensità o della sua durata.

Francesco Giubbolini psicoterapeuta a Siena

SITUAZIONI DI ANSIA PATOLOGICA:

01 Ansia Generalizzata

Il DSM definisce il disturbo d'ansia generalizzata (o GAD) come un'ansia o preoccupazione eccessiva riguardo numerosi eventi o attività per la maggior parte del tempo durante un periodo di almeno 6 mesi.

La preoccupazione è difficile da controllare ed è associata a sintomi somatici quali tensione muscolare, irritabilità, difficoltà legate al sonno e irrequietezza. L'ansia non ha per oggetto caratteristiche di un altro disturbo, non è provocata dall'uso di sostanze o da una condizione medica generale e non si manifesta solo durante un episodio di disturbo dell'umore o psichiatrico. L'ansia è difficile da controllare, è causa di disagio soggettivo e provoca limitazioni in aree importanti dell'esistenza della persona.
Si tratta di una condizione comune: stime ragionevoli per la sua prevalenza a un anno variano dal 3 all'8%. Il disturbo è probabilmente quello che più frequentemente si associa a un altro disturbo mentale, di solito fobia sociale, fobia specifica, disturbo di panico o un disturbo depressivo.

L'età d'esordio è difficile da definire perché la maggior parte dei pazienti riferisce di essere stata ansiosa sin da quando può ricordarsi. I pazienti di solito arrivano all'attenzione del medico intorno ai 20 anni, anche se il primo contatto con un medico può avvenire a ogni età. Solo un terzo dei pazienti con disturbo d'ansia generalizzato cerca il trattamento psichiatrico. Molti pazienti vanno dai medici di famiglia, dagli internisti, dai cardiologi, dai pneumologi o dai gastroenterologi, cercando un trattamento per la componente somatica del disturbo.

La causa del disturbo non è nota. Secondo la definizione corrente il disturbo probabilmente colpisce un gruppo eterogeneo di pazienti. Forse perché un certo grado di ansia è normale ed adattativo, è difficile differenziare l'ansia normale dall'ansia patologica e i fattori causali biologici da quelli psicosociali. I fattori biologici e psicosociali probabilmente agiscono insieme.

I criteri diagnostici del DSM-IV comprendono criteri che aiutano i medici a differenziare tra GAD, ansia normale  e altri disturbi mentali. La distinzione con l'ansia normale è sottolineata dall'uso nei criteri delle espressioni "eccessiva" e "difficile da controllare" e dalla specificazione che i sintomi causano notevole compromissione e disagio.

I sintomi primari del GAD sono l'ansia, la tensione motoria, l'iperattività autonomica e la vigilanza cognitiva.

L'ansia è eccessiva e interferisce con gli altri aspetti della vita del paziente.
La tensione motoria si manifesta più comunemente come tremore, agitazione e cefalea. L'iperattività autonomica si manifesta tipicamente con tachipnea, eccessiva sudorazione, palpitazioni e vari sintomi gastrointestinali.
La vigilanza cognitiva si evidenzia attraverso l'irritabilità del paziente e la facilità con cui questi si spaventa.

Quasi sempre i pazienti con GAD cercano aiuto da un medico di famiglia o da un internista accusando sintomi somatici. Oppure si recano da uno specialista riferendo sintomi specifici. Raramente si trova una malattia non psichiatrica specifica e i pazienti manifestano comportamenti diversi nel rivolgersi ai medici. Alcuni accettano una diagnosi di disturbo d'ansia generalizzato e il trattamento appropriato; altri cercano ulteriori consulti medici per i loro problemi.

Psicoterapia

La maggior parte dei pazienti presenta una netta riduzione dell'ansia quando ha l'opportunità di discutere le proprie difficoltà con un medico attento ed empatico. Se il medico identifica situazioni esterne che provocano ansia, può essere in grado - da solo o con l'aiuto dei pazienti o delle loro famiglie - di modificare l'ambiente e pertanto ridurre le pressioni stressanti. Una riduzione nei sintomi spesso consente ai pazienti di funzionare efficacemente nel loro lavoro quotidiano e nelle relazioni, cosa che fornisce nuove soddisfazioni e gratificazioni che sono esse stesse terapeutiche.

La prospettiva psicoanalitica è legata al fatto che in certi casi l'ansia è un segnale di turbolenza inconscia che merita di essere studiata. L'ansia può essere normale, adattativa. maladattativa, troppo intensa o troppo blanda a seconda delle circostanze. L'ansia appare in numerose situazioni nel corso della vita; in molti casi, la riduzione dei sintomi non è la modalità d'azione più appropriata.

Per i pazienti psicologicamente attenti e motivati a capire le fonti della loro ansia, la psicoterapia può essere il trattamento di scelta.

La psicoterapia psicodinamica parte dall'assunto che l'ansia può aumentare se il trattamento è efficace. Lo scopo dell'approccio dinamico può essere aumentare la tolleranza all'ansia del paziente (definita come capacità di avvertire ansia senza doverla scaricare), piuttosto che eliminare l'ansia. Ricerche empiriche indicano che molti pazienti che sono stati efficacemente trattati con psicoterapia possono continuare ad avvertire ansia dopo aver terminato la psicoterapia. Tuttavia l'aumentata padronanza dell'ego consente loro di usare il sintomo ansia come segnale per riflettere sulle lotte interne e accrescere l'introspezione e la comprensione. Un approccio psicodinamico al paziente con disturbo d'ansia generalizzato presuppone una ricerca delle paure sottostanti del paziente.

02Attacchi Di Panico (Disturbo di Panico D.A.P.)

La concettualizzazione del disturbo da attacchi di panico può essere fatta risalire al concetto di sindrome del cuore irritabile, che fu notata nei soldati durante la guerra civile americana da Jacob Mendes DaCosta.
La sindrome di DaCosta comprendeva molti dei sintomi psichici e somatici che sono ora inclusi nei criteri diagnostici per il disturbo di panico.
Nel 1895 Sigmund Freud introdusse il concetto di nevrosi d'ansia, che consisteva in sintomi acuti e cronici, psichici e somatici.
La nevrosi d'ansia acuta di Freud era simile al disturbo da attacchi di panico del DSM.
Fu Freud per primo a notare la relazione fra attacchi di panico e agorafobia.

Il termine "agorafobia" era stato coniato nel 1871 per la condizione in cui i pazienti sembrano avere paura di avventurarsi in luoghi pubblici senza essere accompagnati da amici o parenti.
La parola deriva dal greco agora e phobos e significa paura delle piazze.

Un "attacco di panico" viene definito come "un periodo distinto di intensa paura o disagio", accompagnato da almeno quattro sintomi somatici o cognitivi quali, tra gli altri, palpitazioni, tremore, tachipnea, sudorazione e senso di soffocamento.
Il "disturbo di panico" è caratterizzato dalla comparsa spontanea e inattesa di attacchi di panico, la cui frequenza può variare da molteplici attacchi nell'arco della giornata a pochi attacchi nel corso di un anno.

Il disturbo di panico è spesso accompagnato da agorafobia, cioè paura di essere da solo in un luogo pubblico (p.es., un supermercato) soprattutto in posti dai quali sarebbe impossibile una fuga rapida se il soggetto presentasse un attacco di panico.
Gli attacchi di panico possono verificarsi nell'ambito di diversi disturbi mentali (p.es., nel disturbo depressivo) e di condizioni mediche (p.es., l'astinenza o l'intossicazione da sostanze); la comparsa di un attacco di panico di per sé non giustifica la diagnosi di disturbo di panico.
Poiché i soggetti con disturbo di panico spesso si recano al Pronto Soccorso, i sintomi possono essere erroneamente diagnosticati come una grave condizione medica (p.es., un infarto miocardico) o come un cosiddetto sintomo isterico.

Il primo attacco di panico è spesso del tutto spontaneo, anche se occasionalmente può far seguito a eccitazione, esercizio fisico, attività sessuale o a un trauma emotivo modesto; per soddisfare i criteri diagnostici per disturbo di panico, almeno i primi attacchi devono essere inaspettati (senza causa scatenante). Il medico dovrebbe cercare di accertare qualsiasi abitudine o situazione che tipicamente precede l'attacco di panico di un dato paziente. Queste attività possono comprendere l'uso di caffeina, alcool, nicotina o altre sostanze, schemi atipici di sonno o alimentari e situazioni ambientali specifiche.

Gli attacchi di panico spesso iniziano con un periodo di 10 minuti di rapido aumento della gravità dei sintomi. I principali sintomi mentali sono paura estrema e senso di morte imminente o destino segnato. I pazienti di solito non sono in grado di riferire la fonte della loro paura, si sentono confusi e hanno difficoltà di concentrazione. I segni fisici spesso comprendono tachicardia, palpitazioni, dispnea e sudorazione. I pazienti spesso cercano di abbandonare qualunque situazione nella quale si trovano per cercare aiuto.

GLI ATTACCHI DI PANICO
Gli attacchi di panico sono spesso del tutto spontanei, anche se occasionalmente possono far seguito a eccitazione, esercizio fisico, attività sessuale o a un trauma emotivo modesto. Generalmente le prime crisi sono inaspettate (senza causa scatenante) e spesso iniziano con un periodo di 10 minuti di rapido aumento della gravità dei sintomi. Quali sono i sintomi del panico: quelli mentali sono paura estrema e senso di morte imminente. I pazienti di solito non sono in grado di riferire la fonte della loro paura, si sentono confusi e hanno difficoltà di concentrazione. I segni fisici spesso comprendono tachicardia, palpitazioni, dispnea e sudorazione.

I SINTOMI DEGLI ATTACCHI DI PANICO

I pazienti spesso cercano di abbandonare qualunque situazione nella quale si trovano per cercare aiuto. La crisi di panico di solito dura da 20 a 30 minuti e raramente più di un'ora. Tipicamente, si riscontrano quattro (o più) dei seguenti sintomi, che si sono sviluppati improvvisamente ed hanno raggiunto il picco nell'arco di 10 minuti:

(1) palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia
(2) sudorazione
(3) tremori o scosse
(4) dispnea o sensazione di oppressione
(5) sensazione soffocamento
(6) dolore o fastidio al petto
(7) nausea o disturbi addominali
(8) sensazione di sbandamento, instabilità, stordimento, o svenimento
(9) derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere staccati da se stessi)
(10) paura di perdere il controllo o di impazzire
(11) paura di morire
(12) parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio)
(13) brividi o vampate di calore

Un esame formale delle condizioni mentali durante un attacco può rivelare difficoltà a parlare (balbettio) e un'alterazione della memoria.
I soggetti colpiti possono provare depersonalizzazione (una sorta di 'offuscamento' del senso di sé) durante un attacco.
I sintomi possono recedere rapidamente o gradualmente.
Fra un attacco e un altro i pazienti possono presentare ansia anticipatoria relativa alla possibilità di avere un altro attacco. I timori fisici di morte a causa di un problema cardiaco o respiratorio possono rappresentare il principale oggetto dell'attenzione del paziente durante gli attacchi di panico. I soggetti possono ritenere che palpitazioni e dolore toracico indichino l'imminenza della morte.
Tipicamente i pazienti che si presentano al Pronto Soccorso sono giovani (ventenni), in ottima salute fisica e nonostante ciò affermano con insistenza di essere sul punto di morire per un attacco cardiaco.
Anziché diagnosticare immediatamente un'ipocondria, il medico del Pronto Soccorso dovrebbe considerare la diagnosi di attacco di panico.

Leggi anche l'altra pagina del sito su: SINTOMI DELLE CRISI D'ANSIA

Brevi note sul decorso e sulla prognosi del Disturbo da attacchi di Panico.

Il DAP esordisce in genere nella tarda adole­scenza o all'inizio dell'età adulta, anche se è possibile che inizi nella fase iniziale dell'adolescenza o nella mezza età.
Alcuni dati implicano un aumento degli eventi stressanti psicosociali in concomitanza con l'inizio del disturbo, anche se nella maggior parte dei casi non può essere identificato alcun fattore stressante psicosociale.

Il disturbo in generale, se non trattato, è cronico, anche se il suo decorso è variabile sia fra i pazienti sia nell'ambito del singolo individuo.

Gli studi disponibili sull'osservazione a lungo termine sono difficili da interpretare perché non sono stati controllati gli effetti dei trattamenti.
In ogni caso, il 30-­40% dei soggetti sembra non avere sintomi a lungo termine, il 50% circa ha sintomi sufficientemente lievi da non presen­tare una significativa compromissione della propria vita e il 10-20% circa continua ad avere sintomi significativi.

Dopo il primo o i primi due attacchi  i pazienti pos­sono presentarsi relativamente poco preoccupati nei confron­ti della propria condizione; tuttavia, con il ripetersi degli at­tacchi i sintomi possono divenire un motivo di preoccupazio­ne importante. I pazienti possono cercare di mantenere segre­ti i sintomi, causando in tal modo nelle famiglie e negli amici preoccupazioni relative a modificazioni inspiegabili del comportamento. La frequenza e la gravità degli attacchi sono variabili: gli attacchi possono presentarsi più volte al giorno o meno di una volta al mese.

La depressione può complicare il quadro sintomatologi­co nel 40-80% dei casi, come stimato da vari studi.
Nel 20-40% dei soggetti si sviluppa una dipendenza dall'alcool e da altre sostanze e si può sviluppare anche un disturbo ossessivo-­compulsivo.
Le prestazioni scolastiche e lavorative e le in­terazioni familiari sono tipicamente compromesse.
I pazien­ti con un buon funzionamento premorboso e una breve du­rata dei sintomi tendono ad avere una buona prognosi.

Nella maggior parte dei casi, la concomitante sintomatologia agorafobica sembra dovuta al disturbo di panico. Se questo viene trattato, l'agorafobia spesso migliora.

Principi di Cura del Disturbo di Panico

Psicoterapia ad orientamento dinamico.
La psicoterapia può essere di aiuto nel trattamento del disturbo di panico. Il trattamento è volto ad aiutare il paziente a capire il significato profondo ipotizzato dell'ansia, il simbolismo delle situazioni evitate, il bisogno di reprimere gli impulsi e i guadagni secondari legati ai sintomi.
Alcuni clinici potrebbero discutere il fatto che un agente ansiolitico potrebbe eliminare rapidamente ed economicamente la sintomatologia di taluni pazienti affetti da disturbi d'ansia; l'intento dello psichiatra orientato in senso psicodinamico è tuttavia quello di raggiungere un obiettivo che sia qualcosa di più di un semplice sollievo sintomatologico.
La psicoterapia psicodinamica può rappresentare il trattamento di scelta per il paziente che ha un'inclinazione psicologica, è motivato a comprendere la matrice da cui derivano i sintomi ed è disposto ad investire tempo ed impegno in un processo terapeutico.

I farmaci possono talora essere un fondamentale coadiuvante a breve termine degli interventi psicoterapeuti, tuttavia, non devono essere presentati ai pazienti come un trattamento risolutivo.
I pazienti hanno bisogno di imparare a tollerare l'ansia come un segnale significativo nel corso della psicoterapia.
Le teorie psicodinamiche considerano gli attacchi di panico come la conseguenza dell'insuccesso di una difesa nei confronti di impulsi che provocano ansia. Quella che inizialmente era una modesta ansia di segnalazione diviene una sensazione opprimente di apprensione, associata a sintomi somatici.
Molti pazienti descrivono gli attacchi come se comparissero dal nulla, quasi che fattori psicologici non fossero coinvolti, ma l'esplorazione psicodinamica spesso rivela un evidente movente psicologico: l'esordio del panico è infatti di solito correlato a fattori ambientali o psicologici.
I soggetti con disturbo di panico hanno una maggiore incidenza di eventi stressanti della vita, in particolare perdite nei mesi precedenti l'inizio del disturbo di panico. Inoltre, i pazienti tipicamente provano un maggiore tormento nei confronti degli eventi della vita rispetto a chi non soffre di tale disturbo.

Gli psichiatri psicodinamici dovrebbero sempre effettuare una ricerca completa dei possibili fattori scatenanti ogni volta che eseguono una valutazione diagnostica su un paziente con disturbo di panico.

Associazione di psicoterapia e farmacoterapia: anche se la farmacoterapia è efficace nell'eliminare i sintomi primari del disturbo di panico, può essere necessaria la psicoterapia per trattare i sintomi secondari.

Diagnosi differenziale tra panico ed altri disturbi mentali

Per quanto riguarda la diagnosi differenziale tra disturbo di panico ed altri disturbi di natura mentale, la diagnosi differenziale psichiatrica per il disturbo di panico include la simulazione, i disturbi fittizi, l'ipocondria, il disturbo di depersonalizzazione, le fobie sociali e specifiche, il disturbo posttraumatico da stress, i disturbi depressivi.

Nella diagnosi differenziale il medico deve valutare se l'attacco di panico era inatteso, legato a situazioni oppure predisposto da situazioni.
Gli attacchi di panico inattesi sono il segno distintivo del disturbo di panico; gli attacchi di panico legati a situazioni di solito indicano una condizione differente, come la fobia sociale o la fobia specifica (se il paziente è esposto alla situazione fobica), il disturbo ossessivo-compulsivo (se cerca di resistere a una compulsione) oppure un disturbo depressivo (se è sopraffatto dall'ansia).

Per quanto riguarda invece le fobie specifiche e le fobie sociali il problema diagnostico è talvolta difficile, relativamente alla necessità della distinzione fra disturbo di panico con agorafobia da un lato e fobia specifica e sociale dall'altro.

Alcuni soggetti che presentano un solo attacco di panico in una situazione precisa (p.es., un ascensore) possono in seguito manifestare un persistente comportamento di evitamento verso la situazione specifica, indipendentemente dal fatto che essi abbiano un altro attacco di panico. Costoro soddisfano i criteri diagnostici per la fobia specifica (f. semplice) e il medico deve utilizzare la propria capacità di giudizio per stabilire la diagnosi più appropriata. In un altro esempio, una persona che presenta uno o più attacchi di panico può in seguito avere paura di parlare in pubblico per timore di avere un attacco di panico nel corso di tale situazione. Anche se il quadro clinico è per lo più identico a quello della fobia sociale, tale diagnosi viene esclusa perché l'evitamento della situazione pubblica si basa sulla paura di avere un attacco di panico, più che sulla paura di parlare in pubblico.

03Agorafobia

Si tratta di una situazione clinica che può presentarsi associata o meno ad un attacco di panico.

Il termine deriva dal greco agorà, "piazza"; talora erroneamente considerata la "paura degli spazi aperti", è una sensazione di grave disagio che una persona sperimenta allorché si ritrova in ambienti non familiari e teme di non riuscire a controllare la situazione, specie ove vi sia difficoltà a trovare una fuga immediata verso un luogo sicuro.

La gravità dell'ansia (e dei comportamenti evitanti) è variabile, sino ad essere gravemente invalidante, in quanto chi ne soffre spesso diventa completamente dipendente dalle mura domestiche. Il sintomo agorafobico può riguardare l'uscire di casa, l'entrare nei negozi, nei luoghi pubblici, il viaggiare da soli nei bus, nei treni o negli aerei.

Clinicamente, il disturbo è caratterizzato dalla presenza delle tre seguenti caratteristiche:
1) - Ansia relativa all'essere in luoghi o situazioni dai quali può essere difficile (o imbarazzante) allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto nel caso di un attacco di panico o di sintomi tipo panico inaspettati o correlati alla situazione. I timori agorafobici riguardano tipicamente gruppi caratteristici di situazioni, che includono l'essere fuori casa da soli, in una folla o in coda, su un ponte e il viaggiare in autobus, treno o automobile.

E' necessario, per la diagnosi differenziale, prendere in considerazione la diagnosi di fobia specifica se l'evitamento è limitato a una o a poche situazioni specifiche, oppure di fobia sociale se l'evitamento è limitato alle situazioni sociali.

2) - Le situazioni vengono evitate (ad esempio, gli spostamenti vengono ridotti) oppure sono sopportate con notevole disagio, o con l'ansia di avere un attacco di panico o sintomi tipo panico, oppure viene richiesta la presenza di un accompagnatore.

3) - L'ansia o evitamento fobico non sono giustificati dalla presenza di un altro disturbo mentale, come la fobia sociale (ad esempio, l'evitamento è limitato a situazioni sociali per timore di essere imbarazzato), la fobia semplice (ad esempio, l'evitamento è limitato a una singola situazione, come gli ascensori), il disturbo ossessivo (ad esempio, evitamento dello sporco in un soggetto con l'ossessione della contaminazione), il disturbo da stress post traumatico (ad esempio, evitamento degli stimoli associati con un grave fattore stressante) o il disturbo d'ansia di separazione (ad esempio, evitamento dell'allontanamento dalla casa o dai familiari).

I criteri diagnostici per l'agorafobia senza storia di panico sono basati sul timore di un improvviso sintomo incapacitante o imbarazzante. I criteri considerano anche l'occasione che sia presente l'evitamento di situazioni correlato al timore.
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