Dal punto di vista delle relazioni (interpersonali, familiari e di coppia), un obiettivo della psicoterapia è certamente quello legato al miglioramento della qualità delle relazioni
stesse.
La maggior parte delle persone vive in una matrice di relazioni. Nelle relazioni le persone trovano fonti di conforto, legame e felicità, ma anche di obblighi, responsabilità e frizioni. La capacità di funzionare in diversi tipi di relazioni può essere messa in difficoltà da problemi psicologici
e anche
da eventi esterni come malattie, crisi economiche e cambiamenti sociali.
Il DSM definisce i problemi di relazione
come "modalità di interazione tra membri di un'unità relazionale" (la coppia
essendo una unità relazionale). Queste modalità possono essere associate a funzionamento significativamente alterato in uno o più membri del gruppo
o dell'intera unità. I problemi possono essere la conseguenza di un disturbo mentale di uno od ambedue i componenti la coppia medesima,o di disfunzioni delle dinamiche relazionali.
Non sono disponibili dati affidabili sulla prevalenza dei problemi relazionali. Si può presumere che siano ubiquitari; tuttavia, la maggior parte dei problemi relazionali si risolve senza necessità di intervento professionale. La natura, la frequenza e gli effetti del problema sulle persone coinvolte sono elementi che devono essere presi in considerazione prima di fare diagnosi di un problema relazionale. Ad esempio, il divorzio, che interessa il 50% circa dei matrimoni, è un problema di coppia che si risolve legalmente e non deve essere diagnosticato come un problema relazionale. Tuttavia, si dovrebbe porre tale diagnosi se la coppia coniugale non è in grado di risolvere la lite
e continua a vivere insieme in una relazione sadomasochistica o patologicamente depressa con infelicità e violenza.
I problemi relazionali che non possono essere risolti avranno bisogno di un intervento professionale da parte di professionisti della salute mentale che si occupano di terapia di coppia
nella prospettiva dinamica o interpersonale.
Nella attuale pratica psicoterapica è molto più facile che i pazienti richiedano una terapia perché sono insoddisfatti della qualità delle loro relazioni affettive
piuttosto che per una precisa sintomatologia, come invece accadeva in epoche passate.
In terapia, è necessario anzitutto valutare il livello di maturità delle relazioni intrattenute dal paziente:
è il paziente capace di percepire gli altri come"oggetti" interi, ovvero sia buoni che cattivi, oppure è portato ad idealizzare e/o svalutare gli altri?
E ancora, gli altri vengono percepiti come oggetti la cui funzione è quella di gratificare - soddisfare i propri bisogni o come persone separate con caratteristiche ed interessi propri?
Inoltre, il paziente è in grado di tollerare l'assenza dell'altro significativo ricorrendo all'immagine interna dell'altro e della relazione?
Tali caratteristiche denotano la presenza, o l'insufficienza, di uno sviluppo affettivo maturo.
Indubbiamente una buona qualità delle relazioni affettive interpersonali in generale e di coppia
in particolare
è condizione essenziale per il benessere mentale di ciascuno.
I fattori che possono compromettere in maniera significativa tale condizione di benessere possono essere legati a situazioni diverse, quali ad esempio: l'esistenza di grave conflittualità, una difficoltà a comprendersi
reciprocamente che può derivare da cause diverse, la presenza imponente di rancori e risentimenti, magari maturati in lunghi anni di una relazione di coppia, ed ancora la presenza di evidenti aspettative irrealistiche
da parte di uno od ambedue i membri della coppia.
Crisi di coppia e terapia di coppia
Una delle più usuali situazioni nelle quali viene richiesto un interventodi terapia è quella relativa all'esistenza di una crisi di coppia.
Si riconosce al termine "crisi", abitualmente, una connotazione negativa. In realtà, il termine rimanda ad una condizione che - di per sé - è quella di una scelta, o un cambiamento. Potremmo affermare, in tal senso, che una crisi diventa occasione di malattia laddove non si riesca ad elaborare e superare la crisi medesima. La crisi può dunque essere una opportunità di cambiamento, e di evoluzione personale e relazionale.
PROBLEMI RELAZIONALI FRA PARTNER
E' questa una categoria del DSM che dovrebbe essere considerata quando oggetto dell'attenzione clinica è una modalità di interazione tra coniugi o partner caratterizzata da una comunicazione negativa
(ad esempio, critiche), distorta (ad esempio, attese non realistiche) o dall'assenza di comunicazione (ad esempio, ritiro) associata ad alterazione clinicamente significativa del funzionamento del soggetto o della famiglia oppure da sintomi in uno o in entrambi i componenti la coppia.
Quando una persona si presenta con problemi relazionali con il partner, lo psichiatra deve valutare se la preoccupazione del soggetto derivi dalla relazione oppure sia parte di un disturbo mentale. Per giungere alla diagnosi è necessario raccogliere la storia dello sviluppo e l'anamnesi sessuale e lavorativa, nonché la storia della relazione del paziente.
Il matrimonio così come la convivenza richiedono un elevato livello di adattamento da parte di entrambi i partner. Le aree da esplorare in una relazione in difficoltà sono il grado di comunicazione tra i partner, il loro modo di risolvere le dispute, i loro atteggiamenti nei confronti della gravidanza e dell'educazione dei figli, le relazioni con i suoceri, gli atteggiamenti nei confronti della vita sociale, la gestione delle finanze e le interazioni sessuali della coppia.
I periodi di stress ed i conseguenti problemi interpersonali nella relazione possono essere precipitati dalla nascita di un figlio, dall'aborto, da difficoltà economiche, dal trasferimento in altre aree, da episodi di malattia, da importanti modificazioni della carriera e da qualsiasi situazione che determini un significativo cambiamento dei ruoli. Le lamentele di anorgasmia primaria o di impotenza da parte dei coniugi sono talora indicative di problemi intrapsichici, sebbene nella quasi totalità dei casi di difficoltà vi siano problemi di relazione.
I problemi interpersonali che coinvolgono conflitti nei valori, l'adattamento ai nuovi ruoli e la scarsità di comunicazione sono gestiti con maggiore efficacia quando viene esaminata la relazione tra i partner, come nella terapia di coppia.
Psicologicamente, la relazione tra i due componenti la coppia può essere simmetrica
(l'uno essendo lo specchio dell'altro) o complementare, laddove l'uno realizza e rappresenta ciò di cui l'altro manca. Dal punto di vista della patologia della relazione
in una coppia simmetrica il problema può essere quello della competitività eccessiva, in una coppia complementare invece si può venire a realizzare una sorta di rigida relazione simbiotica. In tali casi un intervento improntato ai principi della terapia interpersonale
può condurre ad una profonda modificazione degli schemi di comportamento
che è alla base dell'efficace recupero di una equilibrata relazione di coppia.
Vi sono naturalmente nella vita di una coppia, specie se di lunga data, eventi di vita e difficoltà varie, di uno od ambedue i costituenti la coppia, che possono condurre ad una situazione di crisi.
Tra le condizioni di difficoltà che possono facilmente condurre ad un disequilibrio della relazione possiamo enumerare brevemente:
1- Una eccessiva interferenza di uno od ambedue i nuclei familiari di origine, segno questo - spesso - di una insufficiente separazione da parte di uno od ambedue i membri della coppia.
2 - Occasioni che possono essere definite come di rottura del patto
- implicito od esplicito - della coppia, non solo nel senso - classico - del "tradimento"
ma più in generale come tradimento di quelle che erano le aspettative
relative al rapporto.
3 - Eventi di vita obiettivamente difficilmente superabili, quali ad esempio lutti traumatici, oppure la comparsa di una grave condizione di malattia, talora francamente difficilmente superabili sia oggettivamente che in relazione a quelle che sono le risorse psicologiche dei componenti la coppia stessa.
4 - Una occasione significativa di cambiamento - inteso naturalmente in senso psicologico
- che può interessare uno solo dei due componenti la coppia
che, in tal caso, non viene più riconosciuto come la "persona che era" o che non riconosce più l'altro come valido interlocutore.
Una valida terapia di coppia
non prevede necessariamente la ricostituzione della coppia stessa, ma il raggiungimento di una diversa condizione di relazione e di un cambiamento, che talora può prevedere l'occasione del permanere della relazione, talora la conclusione della relazione stessa.
L'unica condizione che non è auspicabile è che non cambi nulla, e che la coppia continui a (DIS)funzionare come prima.
In questo caso è evidente il fallimento dell'intervento di terapia.
****************
Per concludere, riporto ampi stralci di un articolo sull'argomento a firma di L.V. Losacco:
Dov'è la causa del non funzionamento della coppia coniugale? Alcuni studi descrivono una sorta di "riduzione dell'investimento e dell'impegno tra i partner". Forse la responsabilità è anche nella cultura che sostiene l'individualismo con una maggiore tendenza a soddisfare i propri bisogni in forma autoreferenziale e a non entrare in relazione con l'altro/a. La conseguenza è una grande difficoltà a costruire un progetto di relazione di coppia e quindi la condanna alla solitudine. Certo "impegnarsi" ad accogliere e comprendere l'altro/a attraverso una comunicazione empatica, facendo attenzione all'uso delle parole giuste, al tono della voce, allo sguardo, alla postura adeguati, sarebbe più arricchente e accrescerebbe la fiducia tra i partner. Una relazione affettiva, in cui si presuppone esser "connessi psicologicamente a un'altra persona", necessita di impegno e fiducia; proprio perché all'interno della relazione si comunicano emozioni, pensieri, intenzioni "ci si affida l'un l'altro". È la fiducia riposta reciprocamente che garantisce nel tempo la qualità della relazione nell'ambito della coppia. Anche quando tra le due persone vi sono bisogni o percezioni divergenti, è la fiducia tra loro che rende possibile la comprensione di eventuali necessità o di propri "nuclei psicologici" non risolti, il punto di vista o le intenzioni dell'altra persona. Se c'è fiducia e impegno ad ascoltare, l'eventuale interazione conflittuale diventa produttiva, anche lì dove sia caratterizzata da una coloritura emotiva. Un conflitto con tali caratteristiche aiuta a crescere perché permette la comunicazione e la conoscenza, libera emozioni represse, ansia e stress. Ma cosa accade quando avviene la chiusura all'ascolto e al partner si attribuiscono colpe e responsabilità fino a creare "una inevitabile barriera che impedisce di riconoscere gli sforzi dell'altro"? La difesa ad oltranza di se stessi e la progressiva crescita di sfiducia nel partner portano ad un conseguente distacco emotivo e a continue azioni distruttive contro l'altro/a. Sfiducia e sofferenza, portano all'irrigidimento e a una tale inflessibilità da impedire ad entrambi i partner di trovare un accordo. Il conflitto in tal caso diventa distruttivo: l'intimità, la relazione affettiva, l'autostima e la sicurezza vengono soffocati fino a svanire. Ma la presenza di conflitti distruttivi nella coppia coniugale che va in crisi, compromette anche la genitorialità. Le incomprensioni tra coniugi determinano spesso sofferenza nei figli, specie se non gli si spiega quel che sta accadendo. Sentirsi triangolati nel conflitto tra genitori, contribuisce in maniera significativa a un loro scarso adattamento e a relazioni qualitativamente povere con entrambi i genitori, aspetto che riguarda tutte le età dei figli, anche quella adulta. Così che se la famiglia non è più la base sicura in grado di sostenere i processi di crescita ed esplorazione dello sviluppo umano a pagarne le spese sono sempre i figli.