Psicopatologia dei disturbi dell'alimentazione
Le specificità psicopatologiche individuali che possono spiegare la rilevante diffusione attuale dei disturbi alimentari riconducono al fatto che, negli ultimi decenni, nel mondo occidentale, in una società benestante e talora opulenta, si è diffuso un ideale di bellezza incentrato sull'immagine della magrezza.
L'ideale della magrezza vive il grasso come difetto morale è la snellezza come ideale da perseguire; esiste altresì un rapporto stretto tra grassezza, fertilità e riproduzione di cui i disturbi alimentari esprimono simbolicamente il rifiuto.
È questo l'humus culturale che innesca ed amplifica l'espressione di un disagio, dalle remote radici, che coinvolge l'immagine corporea, il ruolo sociale femminile così come quello sessuale .
II cibo e l'atto del cibarsi si colorano di connotazioni simboliche complesse ed articolate.
Hilde Bruch nel descrivere le caratteristiche psicopatologiche distintive dell' anoressia , ha sottolineato la pervasiva sensazìone di «ineffettualità» di cui le pazienti anoressiche soffrono, facendola risalire, in modo quanto mai penetrante, ad una lacuna di «nulla» posta al centro del sé anoressico . Area di non-essere in grado di determinare un lo debole e deforme.
L'esperienza psicologica universale legata all'alimentazione è quella del rapporto diadico: il bambino, sin dalle primissime fasi della vita, instaura con la madre-nutrice transazioni affettivo-emotive mediate dal cibo.
M.
selvini Palazzoli sottolinea come, attraverso un adeguato
soddisfacimento dei bisogni, il bambino giunga alla consapevolezza
della propria identità corporea; la progressiva maturazione biologica,
nel bambino, del sistema sensoriale diacritico è strettamente connessa
alla adeguatezza del rapporto empatico-transazionale con la
madre-nutrice ed è all'inadeguato sviluppo di questo sistema che si può
far risalire lo strutturarsi dell'alterazione dell'immagine corporea
caratteristica peculiare dell' Anoressia Mentale
.
II «nulla» che tanta importanza riveste nella psicopatologia anoressica si struttura nel Sé come conseguenza della scissione esistente tra aspetto materiale della nutrizione e componenti affettive
legate a questa. Non si tratta semplicemente di carenza, quanto piuttosto di un'incongruità insita nell'atto del nutrire che limita e deforma la strutturazione dell'lo
del bambino.
Com'è
noto, tale strutturazione comprende la coscienza di sé come
distinzione dagli altri: l'Anoressia rappresenta così la
contraddizione di una presenza fisica che può esistere solo nella misura in cui riesce, come tale, a negarsi
:
l'ideale dell'lo è proiettato al di fuori della dimensione corporea:
l'lo anoressico esclude il proprio corpo e, dì conseguenza, si ritrae
dal mondo.
Nella Bulimia
le componenti affettive legate alla nutrizione sono state, più che incongrue, insufficienti. La psicopatologia della Bulimia
è incentrata sul sentimento di «vuoto», di vacuo, nel senso di carente, insufficiente.
È la psicopatologia dei vuoto che denota l'essere bulimico e che esprime la significativa privazione emotiva sofferta dà questi pazienti nelle prime relazioni parentali; è intorno a questa penosa sensazione di vuoto che si struttura, in tutta la sua complessità, l'assetto psicopatologico bulimico . Questo è sovente nascosto da una particolare struttura di personalità, definita «falso-Sé pseudoindipendente» struttura rigida e tendenzialmente ossessiva , che cela sentimenti di bisogno, iperdipendenza e scarsa autostima.
Se l'Anoressia comporta una negazione, che è stata definita delirante, della dimensione corporea, è invece un vissuto di «estraneità» quello che si prova, nella bulimia, rispetto al proprio corpo: il corpo fisico è vissuto come «altro», estraneo, marginale rispetto al Sé.
In questo senso la crisi butimica
,
durante la quale si agiscono sentimenti di rabbia, tristezza ed
abbandono, rappresenta la ricerca di una forma di compenso e di un
mezzo di soddisfazione e, contemporaneamente, il tentativo di
riappropriarsi di una dimensione corporea che si avverte essere in
pericolo, ma che pure esiste; inoltre, tende ad assumere il significato
di riempire (di cibo, appunto) un vuoto: tale tentativo è destinato
al fallimento ed a riproporre il comportamento bulimico poiché esclude
ancora una volta la componente affettiva, diadica, della nutrizione e
ripropone la scissione tra corpo fisico e corpo vivente.
Nella
Bulimia, caratterizza clinicamente dall'alternarsi di periodi di
ristrettezze alimentari ad altri di abbuffate, è evidente l'oscillare
tra l'accettazione ed il rifiuto: del ruolo femminile
e dell'identità sessuale
, della dimensione corporea e del proprio essere al mondo.
In questo senso la psicopatologia della Bulimia
si discosta radicalmente da quella dell'Anoressia, paragonata dalla Bruch ad una psicosi schizofrenica, e ricorda piuttosto la ciclicità di un Disturbo Bipolare
.