Dr. F. Giubbolini psicoterapeuta a Siena • 8 ottobre 2018
Note sulla corretta farmacoterapia delle affezioni di natura mentale
Uso razionale degli psicofarmaci
La farmacoterapia dei disturbi mentali
è una delle aree in più rapida evoluzione della medicina clinica.
Le basi biologiche del comportamento stanno diventando sempre più chiare, in gran parte grazie all'uso di agenti farmacologici che modificano il comportamento e l'umore.
La psichiatria clinica continua a presentare enormi cambiamenti a seguito dell'introduzione di nuovi farmaci e delle nuove indicazioni per sostanze già esistenti. I
medici devono conoscere a fondo gli usi dell'ampio spettro di sostanze disponibili.
Le capacità che stanno alla base del successo di una terapia psicofarmacologica
sono l'arte dell'intelligente osservazione clinica
per giungere a un'appropriata diagnosi, la formulazione di un piano terapeutico basato sulle conoscenze e le preferenze del medico, la capacità di presentare in modo sincero e franco i rischi e i benefici di una particolare terapia e lo stretto monitoraggio degli esiti.
Gli psicofarmaci sono considerati abitualmente i trattamenti di prima scelta per disturbi come i disturbi del pensiero e la grave mania; in altri disturbi, come la depressione o l'ansia, i farmaci costituiscono talora un utile complemento alle terapie psicologiche.
Per molti pazienti, gli psicofarmaci offrono un livello di stabilità che permette loro di rimanere in relazione, di partecipare all'attività lavorativa o di sostenere la psicoterapia a orientamento introspettivo.
Dopo diversi decenni, dal 1960 alla fine degli anni Ottanta, in cui la farmacopea psichiatrica aveva presentato pochi cambiamenti, abbiamo recentemente assistito all'espansione del numero di farmaci disponibili.
Molti di questi farmaci presentano nuovi meccanismi attraverso i quali vengono trattati gli stati psicologici.
A causa dell'incompleta conoscenza della relazione tra cervello e comportamento, il trattamento farmacologico dei disturbi psichiatrici è empirico
.
I medici non dovrebbero semplificare eccessivamente la pratica della farmacoterapia in campo psichiatrico - utilizzando ad esempio, un approccio del tipo una diagnosi - una terapia.
Molte variabili interferiscono con la pratica della farmacoterapia, come la scelta, la prescrizione, la somministrazione, il significato psicodinamico per il.paziente e le influenze familiari e ambientali del farmaco.
Alcuni soggetti possono considerare il farmaco una panacea, altri una forma di aggressione.
Il paziente deve essere istruito sulle giustificazioni, i benefici e i rischi potenziali della terapia farmacologica proposta.
Inoltre, spesso il medico ritiene utile spiegare le basi teoriche della farmacoterapia all'interessato, a coloro che lo assistono e ai membri del personale.
Inoltre, i pregiudizi teorici dello psichiatra curante
sono fondamentali per il successo del trattamento farmacologico, poiché gli psichiatri prescrivono psicofarmaci in funzione delle proprie opinioni teoriche sul trattamento.
I farmaci, se usati, devono essere usati alla dose efficace per periodi di tempo sufficienti, determinati da precedenti studi clinici e dall'esperienza personale. Lo psichiatria non dovrebbe somministrare dosi subterapeutiche e cicli incompleti solo perché teme eccessivamente l'insorgenza di effetti collaterali.
La prescrizione di farmaci per il trattamento dei disturbi mentali dovrebbe essere fatta da un medico esperto e richiede un'osservazione clinica continua.
Si devono monitorare strettamente la risposta al trattamento e l'insorgenza di effetti collaterali.
La dose del farmaco
deve essere adattata di conseguenza e si dovrebbero istituire il più presto possibile appropriati trattamenti per gli effetti collaterali che eventualmente si manifestino.