La compliance, definita anche
aderenza,
è il grado in cui un paziente segue le raccomandazioni
cliniche del medico
.
Esempi di compliance sono il rispetto degli appuntamenti, l'inizio e il completamento del programma di terapia e l'esecuzione dei cambiamenti indicati a livello comportamentale. Un comportamento collaborativo dipende dalla specifica situazione clinica, dalla natura della malattia e dal programma terapeutico.
In generale,
circa un terzo dei pazienti segue strettamente il trattamento, un
terzo aderisce solo in qualche caso ad alcuni aspetti di esso e un terzo
non lo segue mai.
Esistono numerose variabili in grado di modificare, in positivo o in negativo, il grado di aderenza al trattamento
. Ad esempio,
un'elevata complessità del regime terapeutico, associata alla necessità
di numerosi cambiamenti comportamentali, sembra essere associata a una
mancata compliance
. La compliance
è migliorata da alcune
caratteristiche del medico, come l' empatia
ed un atteggiamento
tollerante
.
Il rapporto medico-paziente
è il più
importante fattore nel campo della compliance.
Quando il medico e il
soggetto hanno priorità e opinioni diverse, diversi stili di
comunicazione (compreso un differente modo di concepire le indicazioni
terapeutiche) e diverse aspettative mediche, la compliance del paziente
diminuisce. Essa può essere aumentata se il medico spiega
all'interlocutore l'importanza dell'esito di un particolare trattamento e
sottolinea che il rispetto delle raccomandazioni aiuterà a conseguire
quel risultato.
La mancata compliance
è spesso associata a medici che vengono percepiti come scostanti e
poco empatici. Inoltre, risulta associata al fatto che il medico chieda
informazioni senza dare risposte e non spieghi la diagnosi o la causa
della sintomatologia in atto. Se il medico è consapevole dell'insieme
delle opinioni, dei sentimenti e delle abitudini del paziente e sa
guadagnarsi il suo appoggio nella scelta del regime terapeutico,
otterrà un miglioramento della compliance.
Le strategie
consigliate per migliorare la compliance prevedono che si chieda
direttamente ai pazienti di descrivere che cosa credono che non vada in
loro, che cosa ritengono che debba essere fatto e che cosa capiscono di
ciò che il medico ritiene debba essere fatto e quali credono siano i
rischi e i benefici del trattamento prescritto.
Talvolta, invece
di fare errori, i soggetti modificano deliberatamente il regime
terapeutico - ad esempio, non recandosi agli appuntamenti o assumendo i
farmaci secondo modalità diverse da quelle prescritte. Nei casi in cui
l'interessato può subire pressioni contrastanti, oppure può non aver
capito del tutto le indicazioni del medico, diventa necessario
raggiungere un compromesso con il soggetto, cioè stipulare ciò che è
stato definito un "contratto".
In
questo caso, il medico e il paziente stabiliscono insieme ciò che si
aspettano l'uno dall'altro. Questo approccio implica che il contratto
possa essere modificato e che il paziente sia rassicurato dal fatto di
poter proporre, insieme al medico, suggerimenti per migliorare la
compliance.