Il colloquio psichiatrico

Dr. F. Giubbolini - Psichiatra • 14 dicembre 2018

Sul colloquio psichiatrico

Uno degli strumenti diagnostici più importanti che il medico ha a disposizione è la capacità di condurre il colloquio con il paziente.
Un colloquio condotto con attenzione permette di raccogliere i dati necessari per capire e relazionarsi con il paziente e, nel contempo, di aumentare la comprensione da parte di quest'ultimo e la sua accettazione delle indicazioni del medico.



Tutti i colloqui hanno tre principali componenti, ognuna delle quali richiede capacità particolari:
la fase iniziale, il colloquio stesso e la fase conclusiva;
il colloquio inoltre si svolge secondo quattro dimensioni - in­staurazione del rapporto, valutazione delle condizioni men­tali del paziente, diagnosi ed indicazioni terapeutiche .



In generale, il medico deve comunicare un at­teggiamento non critico, mostrarsi interessato, partecipe e cordiale, altrimenti è possibile che non riesca a ottenere informazioni che potrebbero rivelarsi fondamentali e che precluda al paziente l'occasione della terapia.



Molti fattori influenzano il contenuto e il processo del col­loquio.

La personalità e il carattere del paziente influenzano in modo significativo le reazioni e il contesto emozionale in cui si svolge il colloquio.

Il tipo di domande e le indicazioni pro­poste dipendono dalle diverse situazioni cliniche.


Lo stile, l'orientamento e l'esperienza del medico influenzano significativamente il colloquio.



Il colloquio psichiatrico ha due obiettivi principali: il riconoscimento dei determinanti psicologici del comporta­mento del paziente e la comprensione dei suoi sintomi .



E' possibile conseguire tali obiettivi utilizzando due stili di colloquio: quello intro­spettivo, o psicodinamico, e quello orientato alla valutazio­ne dei sintomi, o descrittivo.

Il colloquio introspettivo tende a porre l'accento sulla scoperta e sull'interpretazione dei conflitti, delle ansie e delle difese inconsce; l' approccio orientato sulla valutazione dei sintomi da rilievo alla classifi­cazione dei disturbi e delle disfunzioni del paziente, definiti sulla base di specifiche categorie diagnostiche.

Questi due tipi di approccio non si escludono a vicenda e, in realtà, pos­sono essere compatibili.



La diagnosi psichiatrica può essere effettuata in modo più preciso indagando su dettagli quali i sintomi del soggetto, il decorso della malattia e la storia familiare, sen­za trascurare la personalità, la storia dello sviluppo e i con­flitti profondi del paziente.



Vedi anche il post sulla diagnosi psicodinamica .

psicologo siena
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