Litio (carbolitio, carbolithium): precauzioni d'uso ed effetti collaterali

Dr. F. Giubbolini psicoterapeuta a Siena • 13 ottobre 2018

I più comuni effetti collaterali del litio sono quelli sulla tiroide, sul cuo­re, sui reni e sul sistema ematopoietico .

La presenza di tali effetti impone un attento monitoraggio dei parametri tiroidei, cardiaci e renali, ed abituali precauzioni da assumersi ogni volta che si inzia una terapia con sali di litio (vedi anche il post su: indicazioni terapeutiche alla terapia con litio) .



Il litio impedisce il rilascio di ormone tiroideo dalla tiroide e può causare ipoti­roidismo o gozzo; il disturbo colpisce più frequentemente le donne degli uomini. Il litio agisce sulla funzione tiroidea , causando una diminu­zione benigna e spesso transitoria della concentrazione di ormoni tiroidei circolanti. Sono stati descritti casi di gozzo (5% dei casi), esoftalmo benigno reversibile e ipotiroidismo (7-9%). Il 30% circa dei pazienti in trattamento ha elevati livelli di TSH (thyroid-stimulating hormone). Se sono presenti sinto­mi di ipotiroidismo, è indicato il trattamento con levotiroxi­na (Eutirox, Levotirox). Anche in assenza di sintomi ipoti­roidei, alcuni medici trattano con levotiroxina i soggetti con elevati livelli di TSH. Negli individui trattati con litio, i li­velli di TSH dovrebbero essere valutati ogni 6-12 mesi. Si dovrebbe considerare l'ipotiroidismo indotto da litio quan­do si valutano episodi depressivi che insorgono nel corso della terapia con litio.



Inoltre il litio altera la funzione del nodo del seno con conseguente blocco di conduzione cardiaca nelle persone suscettibili; poiché il litio deprime l'attività segnapassi del nodo del seno, il trattamento con litio può causare una di­sritmia sinusale ed episodi sincopali. Pertanto, esso è con­troindicato nel pazienti con malattia del seno (sick sinus syndrome). In rari casi, alla terapia con litio sono risultate associate aritmie ventricolari e insufficienza cardiaca con­gestizia. Gli effetti cardiaci del litio, che dal punto di vista elettro­cardiografico (ECG) sono simili a quelli dell'ipokaliemia, sono causati dallo spiazzamento del potassio intracellulare da parte del litio. Le modificazioni ECG più comuni sono appiattimento o l'inversione dell'onda T. Le modificazio­ni sono benigne e regrediscono dopo l'eliminazione del li­tio dall'organismo. Tuttavia, è essenziale eseguire un ECG prima dell'inizio della terapia e ripeterlo una volta al­l'anno.

Il principale ef­fetto del litio sul sistema ematopoietico è una leucocitosi cli­nicamente non significativa.



Il più comune effetto collaterale renale del litio è la poliu­ria con polidipsia secondaria. Il sintomo rappresenta un pro­blema notevole per il 25-35% dei pazienti, che possono pro­durre oltre 3 litri di urine al giorno (range normale, 1-2 litri/die).
 La poliuria è causata da un antagonismo del litio nei confronti degli effetti dell'ormone antidiuretico, con una conseguente riduzione del riassorbimento di liquidi dal tubulo distale del rene. La poliuria potrebbe essere abbastanza significativa da rendere necessaria la valutazione della funzione renale del paziente - raccolta delle urine delle 24 ore per valutare la clearance della creatinina ed eventuale richiesta della consulenza di un nefrologo.
Il trattamento consiste nell'assunzione di liquidi, nel­l'uso della minor dose possibile di litio è nella sua sommi­nistrazione in una singola dose giornaliera. Inoltre si può usare un diuretico tiazidico o risparmiatore di potassio, ad esempio l'amiloride-idroclorotiazide (Moduretic) o lo spiro­nolattone (Aldactone). Se si inizia il trattamento con un diuretico, la dose di litio dovrebbe essere dimezzata, mentre si dovrebbero attendere 5 giorni prima di iniziare il diuretico, perché è probabile che esso aumenti la ritenzio­ne di litio.



Gli effetti collaterali renali più gravi , che si manifestano rara­mente, sono la glomerulonefrite, la nefrite interstiziale e l'insufficienza renale. Attualmente si ritiene che l'incidenza di queste complicazioni renali gravi sia maggiore di quanto si pensasse un tempo; pertanto, le si dovrebbero prendere in considerazione ogni qual volta siano suggerite dal quadro clinico.



Altri e comuni effetti collaterali del litio sono i disturbi ga­strici, l'aumento di peso, la faticabilità e lievi turbe cogniti­ve.


I sintomi gastrointestinali comprendo­no nausea, riduzione dell'appetito, vomito e diarrea e spes­so possono essere ridotti frazionando la dose, sommini­strando il litio con il cibo e passando a un'altra preparazio­ne di litio.


L'aumento di peso è causato da un effetto anco­ra poco noto del litio sul metabolismo dei carboidrati; inol­tre potrebbe essere correlato all'edema indotto dal litio.


II significato del tremore iatrogeno è riconosciuto dal DSM, nel quale è stato incluso il tremore posturale indotto da farmaci (e tra questi anche il Litio). Il tremore colpisce particolarmente le mani, soprattutto le dita; talvolta peggiora in coincidenza con i livelli di picco del farmaco. Può essere ridotto frazio­nando la dose giornaliera e riducendo l'assunzione di caf­feina.
Il propranololo (Inderal) (30-160 mg/die in dosi re­fratte) è di solito efficace nel ridurre il tremore nella mag­gior parte dei casi.
Quando è molto grave, si dovrebbe so­spettare e valutare la presenza di un'eventuale intossicazio­ne da litio.


Diversi effetti collaterali cutanei , che possono essere dose­dipendenti, sono stati associati al trattamento con litio. Gli effetti più comuni sono eruzioni acneiformi, follicolari e ma­culopapulari, ulcerazioni pretibiali e peggioramento della psoriasi; sono stati anche descritti casi di alopecia.

Molte di queste condizioni rispondono favorevolmente al passaggio a un'altra preparazione di litio e alle abituali cure dermatolo­giche.

Francesco Giubbolini, psichiatra psicoterapeuta a Siena

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