Differenza tra una diagnosi medica ed una diagnosi psichiatrica

Dr. F. Giubbolini Psicoterapeuta a Siena • 8 novembre 2018

Peculiarità delle diagnosi psichiatriche

La diagnosi può essere definita come lo studio dei segni e dei sintomi dei disturbi e della loro classificazione quali entità patologiche.

Poiché l'eziologia di molti disturbi medici è stata chiarita e sono disponibili specifiche terapie, una dia­gnosi medica spesso permette di dedurre l'eziologia di un disturbo e aiuta anche a scegliere le specifiche procedure te­rapeutiche.


Nel complesso, la diagnosi psichiatrica ha seguito la tradizione me­dica secondo cui la diagnosi stessa e la valutazione stanno alla base delle fasi iniziali dell'incontro tra medico e paziente.



D'altra parte, il ruolo della diagnosi in psichiatria non è uguale a quello degli altri campi della medicina; a differen­za dei disturbi medici, l'eziologia di molte sindromi psichia­triche non è ancora del tutto chiara e il trattamento è spes­so empirico .

Pertanto, la diagnosi formale in psichiatria non implica necessariamente la conoscenza di specifici fattori eziologici né facilita le scelte terapeutiche.


Malgrado questi limiti, una valutazione accurata ha un ruolo rilevante in psichiatria .
L'esperienza clinica ha dimo­strato che, in base a tale valutazione, è possibile prevedere con un certo grado di accuratezza la risposta del paziente alle terapie.
Chiaramente, i medici devono valutare accuratamente tali casi per scegliere l'appropriata te­rapia e anche per differenziare tra i pazienti che necessitano di una terapia farmacologica e quelli che posso­no essere trattati esclusivamente con forme di psicoterapia .



Un'altra differenza fra il ruolo della diagnosi in medicina generale e in psichiatria deriva dalla maggiore complessità della valutazione psichiatrica.



La valutazione dei pazienti medici comprende la classificazione diagnostica del loro di­sturbo e, la scelta dell'appropriato metodo di trattamento.
La valutazione psichiatrica si estende oltre queste considerazio­ni; il trattamento psichiatrico spesso coinvolge l'esplorazione di aspetti diversi delle personalità dei pazienti, che, a loro volta, richiedono allo psichiatra di comprendere il paziente in profondità.
Pertanto, a parte i criteri che di solito servono come base delle diagnosi formali (p.es., la presenza di speci­fici sintomi), gli psichiatri nel corso della valutazione devono valutare la qualità delle relazioni dei pazienti con gli altri ; e devono valutare il grado in cui i pazienti sono in grado di soddisfare le loro esigenze personali.

Anche le tipi­che modalità di adattamento dei pazienti e la forza delle loro difese psicologiche costituiscono dati importanti.



I medici hanno molti strumenti con cui diagnosticare e trattare i disturbi dei pazienti. Tali strumenti vanno da approfondite indagini di laboratorio a metodiche radio­grafiche molto sofisticate. Anche se le facoltà di medicina e i corsi di specializzazione forniscono una base di conoscen­ze utile per acquisire capacità complesse ed essenziali per l'esercizio della professione medica, una di queste è spesso insegnata in modo superficiale: si tratta della capacità di svi­luppare un efficace rapporto medico-paziente , che richiede una solida conoscenza della complessità del comportamen­to umano e una rigorosa attenzione alle occasioni di collo­quio e di ascolto delle persone .



Per diagnosticare e trattare il disturbo di una per­sona ammalata il medico deve imparare ad ascoltare .
A molti medici addestrati a essere soprattutto attivi ed autocontrollati l'atto di ascoltare può apparire come un comportamento inadeguato. Uno dei compiti fon­damentali di qualsiasi scuola di medicina sarebbe quello di aiutare il me­dico ad acquisire la capacità di prestare attivamente ascol­to, sia a ciò che il medico e il paziente si dicono, sia al flus­so sotterraneo dei sentimenti inespressi che intercorrono fra i due.
Se il medico presta continuamente attenzione non solo al con­tenuto del colloquio (cioè, quello che dicono il paziente e il medico), ma anche al modo in cui esso si svolge (il processo, ossia ciò che il paziente o il medico non dicono con le paro­le, ma che viene comunicato in molti altri modi), si accor­gerà che la comunicazione tra due persone si realizza con­temporaneamente a diversi livelli.
Se il medico è sensibile agli effetti che la storia, la cultura, l'ambiente e la psicolo­gia hanno sul rapporto con il paziente, si rende conto di la­vorare con un individuo la cui personalità ha molteplici sfu­mature e non con una sindrome patologica.



Quando l'arte della capacità di ascoltare attivamente non ven­gono capite, rispettate e trasmesse, ai medici non vengono insegnati i rudimenti della capacità di stabilire un rapporto adeguato con i loro pazienti e la cura del soggetto ne risul­ta inevitabilmente compromessa.

psicologo siena
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