Alessitimia (o Alexitimia, le emozioni senza parole)

Dr. F. Giubbolini psicoterapeuta a Siena • 10 ottobre 2018

Alessitimia come corto circuito tra sentimento e corpo e significa "non aver parole per le emozioni"

Alessitima (le parole delle emozioni)

Con il termine 'alessitima' , che letteralmente significa " non avere le parole per le emozioni ", si indica un insieme di deficit della sensibilità emotiva ed emozionale, palesato dall'incapacità riconoscere e descrivere verbalmente i propri o gli altrui stati emotivi.

Il termine fu coniato da Peter Sifneos all'inizio degli anni '70 per definire un insieme di caratteristiche di personalità evidenziate nei pazienti psicosomatici .

Si afferma che i sintomi fisici dei pazienti 'psicosomatici' ed alessitimici sono dovuti al fatto che le emozioni vengono incanalate direttamente negli organi corporei attraverso le vie neuroendocrine e autonome anzichè essere collegate al neocortex (il "cervello verbale") e trovare espressione nell'uso simbolico delle parole.

Naturalmente vi sono livelli differenti di alexitimia; infatti il più delle volte l’incapacità a riconoscere ed esprimere le proprie emozioni non è assoluta, ma limitata ad alcuni particolari contenuti, situazioni, emozioni. Attualmente l'alessitimia non è considerata la sola ma certamente una delle molteplici possibili situazioni generali di insorgenza o uno dei fattori di rischio che sembrano accrescere la suscettibilità individuale alle malattie psicosomatiche.


Un caso clinico nel quale la caratteristica di 'alessitimia' (o alexitimia) è particolarmente evidente.

A. è un giovane di 23 anni. Figlio unico, diplomato, lavora come operaio. Da un anno circa sono insorti sintomi fisici inizialmente vaghi che hanno spinto il paziente ed effettuare accertamenti diagnostici, clinici e specialistici, miranti ad individuare una ipotetica malattia osteo-articolare diffusa, responsabile di quella che il paziente ritiene essere una progressiva ed ingravescente deformità corporea: il paziente ha effettuato numerose visite ortopediche ed accertamenti radiologici, risultati tutti nella norma.

Il paziente vive tuttavia intense sensazioni e dispercezioni corporee che gli fanno ritenere che il suo corpo stia progressivamente, impercettibilmente, deformandosi; gli accertamenti effettuati, e la negatività di questi, non sono stati sufficienti a tranquillizzarlo.

Riferisce inoltre di essersi convinto della necessità di un intervento psichiatrico per l'intensità dell'ansia che, a suo dire comprensibilmente, accompagna i disturbi fisici; la presenza di un disturbo d'ansia è evidente.

Si è da sempre incerti 'nel classificare ed individuare sintomi fisici soggettivi privi di una base organica. L'idea di un disturbo "funzionale" indica l'assenza di lesioni anatomiche riconoscibili ed il termine "somatizzazione" è stato coniato per indicare sintomi fisici i quali compaiono in una condizione di assenza di una sottostante base patologica organica.

Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali descrive i " disturbi somatoformi " come caratterizzati da "sintomi fisici che suggeriscono malattie fisiche" ma delle quali non risulta alcuna base anatomica e che sono invece correlatili a fattori di natura psicologica: nella dismorfofobia (o dismorfismo corporeo) il paziente concentra i suoi pensieri su presunte deformità di parti del corpo oppure esagera in maniera esasperata lievi anomalie. Talora il corpo nella sua totalità viene esperito come deforme.


Nel caso in oggetto l'approfondimento psicopatologico ha consentito di formulare una diagnosi di disturbo depressivo, diagnosi che non sarebbe stata possibile sulla base del semplice riscontro sintomatologico.

Il caso è caratterizzato infatti da una pressoché totale assenza di depressione come stato affettivo di cui il paziente sia consapevole; questa forma clinica ricorda quella che da numerosi autori viene definita come " depressione mascherata ", intendendosi con questo termine una depressione nella quale manifestazioni apparetemente fisiche nascondono riscontri psicopatologici di tipo francamente depressivo.


Nel caso specifico abbiamo dunque le seguenti caratteristiche:

1) Assenza di evidente sintomatologia depressiva.

2) Riscontro di numerose e significative stigmate personologiche di tipo depressivo.

3) Presenza di disturbi fisici soggettivi, persistenti ed organizzati.

4) Assenza di patologia organica in grado di rendere conto della sintomatologia lamentata.

Si tratta quindi di una variazione sintomatologica della depressione; lo stato sindromico, che è solo apparentemente fisico, maschera lo stato depressivo. II quadro clinico e psicopatologico può essere definito come " depressio sine depressione ".


Uno dei concetti che ci appare di particolare importanza ai fini di tale comprensione è quello di "alexitimia", introdotto da Sifneos nel 1972: etimologicamente a-lexis-thimos , ovvero mancanza di parole per le emozioni , il termine si riferisce ad un particolare stile cognitivo-affettivo caratterizzato da una difficoltà del tutto peculiare di riconoscimento e comunicazione delle emozioni.

Inizialmente riferito a pazienti portatori di patologia psicosomatica il concetto di "alexitimia" è stato successivamente ampliato a comprendere altri tipi di patologie: i soggetti alexitimici presentano riduzione (o assenza) di pensiero simbolico, scarse capacità introspettive, povertà estrema della vita di fantasia (diurna e notturna), difficoltà a discriminare componenti fisiche e psicologiche, difficoltà nell'espressione verbale delle emozioni, una complessiva coartazione della vita emozionale; inoltre, frequentemente tendono ad accentuazioni percettive ed a lamentare sintomi fisici . Caratteristiche, tutte, presenti nel caso riferito.

Caratteristiche "alexitimiche" possono verosimilmente strutturarsi in virtù di numerosi fattori e condurre ad "equivalenti espressivi" oltreché di disturbi d'ansia anche di disturbi affettivi. La depressione, intesa come sentimento di tristezza patologica, è infatti caratteristica della cultura occidentale; in alcune culture' non si possiedono termini adeguati ad esprimere stati emotivi interiori né, in particolare, concetti che possano coincidere con l'idea di condizioni emozionali o malattie di tipo depressivo. In taluni gruppi familiari inoltre sperimentare ed esprimere verbalmente emozioni è più facile rispetto ad altre nelle quali ciò non avviene; nelle famiglie nelle quali un linguaggio adatto ad esprimere emozioni non si è sufficientemente sviluppato più facilmente si pongono le premesse per manifestazioni depressive che si esprimono attraverso sintomi somatici. Inoltre, può accadere che una sofferenza fisica venga ammessa e compresa, mentre con maggiore facilità una sofferenza psicologica può essere negata. Tale dinamica può continuare inoltre ad esprimersi ad opera sia della famiglia che dell'ambiente sociale circostante e può ulteriormente contribuire ad indirizzare verso la prevalente espressività "somatoforme" di un disturbo psichico.


psicologo siena
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